Nina Tornado, artista libertaria e visionaria
COMPAGNIE
Teatro Appeso
PECCATO ORIGINALE
L’innesco iniziale è la visione del soffitto mosaicato delle 101 stelle nella basilica di San Vitale a Ravenna. Stavo con la mia zia siciliana, commediante di satira radiofonica e di palco. Avevo circa 9 anni. Alla stessa età incontrai nel mio parco di città il Circo Bidone, che all’epoca era ancora la testimonianza viva di un atto socio-politico di resistenza. Lo riconobbi subito. Mi feci “rapire e tenere in ostaggio” per un mese. Ogni sera andavo, scappando di casa, a vedere lo spettacolo del Circo a cavallo. Volevo imparare tutti i testi e le canzoni a memoria, convincerli a portarmi via con loro (come premio della mia costanza, impegno e fedeltà assoluta) e assorbire, con tutti i sensi, lo spirito invisibile che teneva in piedi tutto permettendo di vivere in carovana con le case in movimento. Pensavo che in questo modo avrei imparato a cantare e a diventare una donna volante. E se, nel caso, non mi avessero voluta con loro, allora io comunque sarei stata in grado di riprodurre nei dettagli la magia del Circo per poterne farne parte. La bambina di 9 anni con quella visione fece un patto con me. Realizzare il sogno.
COSA
Ho sempre creduto di esprimere, attraverso le mie creazioni, il delirio e la follia personali e quelle del mondo, per non impazzire. Ho trovato nell’arte il posto più sano per fare parlare i “mostri” e le visioni megalomani di fantasia. È anche il luogo dove ho trovato il coraggio di imparare a portare poesia e bellezza, con cura e amore. Da questa angolazione, l’artista è per me colui che assume il ruolo sociale di dare forma agli sfoghi schizzoidi e idealisti del mondo. Noi tutti rispondiamo, in maniera precisa, a un bisogno dell’anima della terra. Siamo il contenitore sano della follia cosmica. Siamo motivo di guarigione per chi non può o non è capace di parlare e osare. Siamo pare degli altri e specchio di tutti. A volte siamo il fenomeno, il risultato finale di un fallimento politico e umano e, altrettanto spesso, siamo l’estratto sublime di ciò che più conta. Siamo nulli quando lì fuori, nel mondo dell’ordinario, si perde il senso e siamo sublimi quando su di noi risplende la grazia della consapevolezza. Senza gli artisti il mondo sarebbe una “fogna di follia incontrollata”.
PER CHI
Il pubblico è un compagno da portare per mano. Amo particolarmente il teatro e lo spettacolo di interazione perché è nell’insieme che si crea in scena uno spirito unico. È con il pubblico che faccio la mia esperienza da artista e il pubblico è un testimone, amplifica le percezioni, ne fa vera ricchezza. Il pubblico è allievo e maestro. Insieme impariamo, anzi, reimpariamo a sentire. Stare nel sentire collettivo è per me un’esperienza pari allo stare riuniti con la mia famiglia. Ritrovare il senso dell’insieme, dell’ascolto delle sensazioni, del cambio di stato (entrare a vedere uno spettacolo in uno stato e uscirne in un’altro) per me è molto importante.
DOVE
Spazio pubblico è il luogo del collettivo. Il luogo dove in caso di festa o panico la comunità si ritrova e unisce, ma è anche il luogo della solitudine nella folla o nello svuotamento della folla. Io mi sento chiamata sempre di più a entrare in relazione con lo spazio attraverso la performance. In particolar modo sto ricercando con la nuova creazione “Luxuria,il lusso della luce” la relazione da un lato tra spazi verdi e urbani e tra gli ambienti che hanno in sé interni ed esterni con il tentativo dall’altro di far vivere allo spettatore lo spirito del luogo, così come l’ho percepito. Mi interessa restituire un’aspetto organico dei luoghi e paesaggi cercando di legare i “fuori e i dentro” e i percorsi per raggiungerli. Restituire la percezione di far parte di organismi topografici di cui anche noi facciamo parte. Abitare luoghi pubblici o spazi non fruiti mi soddisfa molto in questo momento della mia ricerca artistica. È un processo che cresce insieme alla sensibilità dei luoghi e del pubblico.
COOPERAZIONE
La mia esperienza in Doc è ancora recente. Quello che cerco io è soprattutto un supporto su call, bandi e scadenze per opportunità legate alla creazione. Cerco anche un’aiuto sull’apertura della rete di artisti e utenti, che fuori Doc Servizi faccio fatica a trovare, mentre qui trovo che questa urgenza è condivisa. Per me la cooperazione è l’unico strumento di realizzazione di qualcosa di valido e sostiene anche i miei personali principi di valore.
DESIDERATA
Ne ho tantissimi di desideri nel mio mondo ideale. Mi piacerebbe che si alzasse l’attenzione sulla cura della fascia di età di artisti over 35. Sarebbe importante per mettere in valore la maturità artistica raggiunta e l’esperienza professionale, evitando la dispersione di talenti ed esperienze. Valorizzare insomma il percorso e mettere a frutto la ricchezza esperienziale di cui sono portatori. Si dovrebbe poi accompagnare l’artista nella propria educazione commerciale ed etica, per aiutarlo a proiettarsi correttamente e con efficacia nel settore arte e spettacolo. Si devono generare nuove figure competenti per la diffusione e l’accompagnamento al processo di realizzazione di un’opera e rendere più limpidi e facili i passaggi di “iniziazione” alle reti di valore del settore. Sarebbe infine importante preparare i programmatori dei festival, per creare una cultura del valore artistico e non solo commerciale. Questo potrebbe agevolare lo sviluppo del settore lavorativo con le giuste competenze e permettere agli artisti di avere tutti i bisogni umani e lavorativi esauditi di diritto. Penso, ad esempio, alla giusta preparazione degli accordi per realizzare lo spettacolo all’interno di un’evento, le conoscenze sulla sicurezza dei lavori che vengono ingaggiati, insegnare una consapevolezza del valore economico delle opere, assicurare l’accoglienza all’artista con ciò che necessita e rispettare il trattamento generale delle condizioni di lavoro.
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Tutto quello che sono lo trovate qui https://paolacrolive.weebly.com/