Chiamala, se vuoi, riforma

da | Mag 21, 2021 | ADVOCACY, Riforma e istituzioni

Ossia: della brama di intestarsi meriti che non corrispondono

Avevo in testa, da qualche giorno, un tema per il prossimo post. Volevo trattare una questione di comunicazione, partendo dall’analisi di un mio errore. Poi esce oggi la comunicazione del Ministro Franceschini, in cui magnifica una riforma epocale, creando aspettative che poi vengono disattese già alla prima lettura veloce. Ho rinunciato. Il MiC batte tutti su questi errori.

Delle questioni di comunicazione ne parlerò nel prossimo articolo. Mi preme tuttavia prendere posizione, insieme alla Fondazione Centro Studi DOC in relazione alla sbandierata “giornata storica” che va a modificare il “welfare” dei lavoratori dello spettacolo.

Tutti noi siamo stati impegnati per oltre un anno ad accompagnare la politica alla comprensione del settore. Sulle nostre proposte sono impostati due disegni di legge (quello Orfini/Verducci e quello Nencini) su otto. Siamo stati anche auditi ultimamente al Ministero, chiarendo con forza cosa sì e cosa no. Poi leggi il contenuto “topolino” sotto un titolo così “montagna” e ti senti preso in giro. Tu e, insieme a te, tutti i colleghi con cui sei stato fermo per tutto questo tempo.

Sappiamo che i contenuti veri e propri stanno nei disegni di legge oggi in Parlamento. Attendiamo quelli dunque per capire se è servita la fatica. Intanto però Franceschini merita una risposta che formulo anche io con le parole del Centro Studi DOC.

La risposta del Centro Studi DOC

In attesa della riforma strutturale per uno Statuto del Lavoro nella Cultura e Spettacolo, prendiamo atto della misura di emergenza del Governo emanata per rispondere al Covid-19 che in sostanza:

  • prevede un ulteriore bonus Covid-19 di 1.600 euro a chi ha almeno 7 giornate nel FPLS;
  • prevede una decontribuzione per le imprese del turismo ma non dello spettacolo;
  • riconosce la disoccupazione agli autonomi, purché con reddito inferiore a 35.000€;
  • riconosce SOLO agli attori giornate aggiuntive rispetto a quelle sul palco;
  • riduce le giornate utili a ottenere la pensione ma non attribuisce valore alle giornate di lavoro, condannando a pensioni da fame;
  • stabilisce il requisito di 40 giorni di anzianità per avere la malattia (mentre a un impiegato basta un giorno);
  • riconosce l’assicurazione INAIL anche ai lavoratori autonomi;
  • riconosce agli insegnanti di arte la possibilità di versare contributi al FPLS a determinate condizioni.
    Sono solo misure emergenziali per superare il periodo drammatico da Covid-19: il settore ha bisogno di un intervento a cuore aperto e ci stanno ancora una volta proponendo dei cerotti, adesso aspettiamo la riforma che abbiamo chiesto.
    Serve lo Statuto del Lavoro nella Cultura e Spettacolo!