Cooperativismo di piattaforma

da | Gen 26, 2022 | APPROFONDIMENTI, Prospettive

Per essere Lavoratori non basta sentirsi lavoratori

Nei giorni scorsi Legacoop Romagna, in collaborazione con Fondazione Centro Studi DOC, ha tenuto un interessantissimo webinar, articolato su 3 giorni, in cui abbiamo ascoltato interessanti suggestioni a proposito delle piattaforme cooperative. Ho seguito tutti e 3 gli incontri e ho scoperto un mondo laddove pensavo di conoscerne già uno.

Siamo nel campo dei dati, degli algoritmi, dei servizi digitali. Cosa ha a che fare tutto questo col mondo del teatro, del circo e, soprattutto, dei diritti dei lavoratori?

In risposta alla crisi del 2008 tutti abbiamo saluto con entusiasmo l’avvento delle piattaforme di condivisione di risorse, sentendoci di nuovo parte di un meccanismo, quello della sharing economy, in cui tornavano a contare di più le relazioni, rispetto ai beni e servizi in sé. O almeno così sembrava.

La degenerazione della sharing economy in gig economy, la cui parabola è ben descritta nell’articolo di Francesca Martinelli su Juggling Magazine, ha evidenziato come la sovranità dell’algoritmo ha intaccato le basi stesse dei diritti sociali dei lavoratori, mentre il legislatore come i sindacati faticano a comprendere le trasformazioni in corso, rispondendo con strumenti obsoleti a forme nuove di inquadramento professionale.

La solitudine “appannaggio” dell’artista, precursore suo malgrado dell’economia gig, è ora “affollata” da quella di migliaia di lavoratori appartenenti ad altri settori, ritrovatisi a subire la flessibilità come nuovo sfruttamento invece che come un’opportunità.

Così come il modello cooperativo, nell’ambito artistico, è stato in grado di trovare soluzioni per sostenere lo sviluppo professionale degli artisti e dare dignità di lavoro alla vocazione creativa, oggi lo stesso modello si interroga sullo sviluppo di una risposta, reimmaginando in chiave di valori collaborativi anche l’irresistibile ascesa del dogma della digitalizzazione dei rapporti lavorativi.

Il primo a dare il là a questo cambio di paradigma fu Trebor Scholz, illuminato precursore di una visione alternativa, ma quello che più è emerso, dal tris di webinar che ho seguito, è che sono già in corso sperimentazioni molto ardite per riportare il “potere” dei nostri dati in capo ai loro legittimi proprietari, ossia noi.

Di qui si sviluppa tutta una riflessione sulle piattaforme cooperative come last chance per non tornare indietro nel tempo, svendendo la nostra professionalità per il profitto di grandi player inafferrabili. In questo senso il cooperativismo di piattaforma può essere uno strumento di redistribuzione di valore a chi questo valore davvero lo produce. E se la Rete DOC già da anni ha investito risorse per dare forma concreta a questa visione, gli esempi di piattaforme alternative, da tenere presente come modelli virtuosi, stanno emergendo di continuo: Fairbnb, Coopcycle, Stocksy, Cataki, Up&Go, De Coöperatie e altre ancora.

Tutto questo tema però è assente nel dibattito pubblico che riguarda la dignità professionale delle maestranze artistiche. Promuoviamo e attendiamo normative che ci diano formale riconoscimento al nostro ruolo sociale, ma non ci accorgiamo che il mercato è già andato oltre a trovare soluzioni innovative per erodere i nostri diritti.

Questo articolo è dunque un’esortazione, ai tanti colleghi d’arte in strada e circense, a non racchiudere il proprio sguardo solo nella ricerca artistica, ma di includere tra i propri interessi anche un’osservazione attenta a quello che sta intanto accadendo tutto attorno. Chiediamo diritti, ma spesso siamo noi a regalarli via in cambio di illusioni di valore. E per perdere i nostri diritti a volte basta un click per un servizio “gratis”.

CONSIGLI DI LETTURA: sfoglia le risorse segnalate dalla Fondazione Centro Studi DOC.

RIVEDI I 3 WEBINAR: