Richiesta di pareri sul disegno di legge recante delega al Governo in materia di spettacolo e disposizioni per la tutela dei lavoratori del settore
Venerdì 30, insieme ad altri colleghi del settore, siamo stati auditi dal MIC (presenti Casini e Parente) per dare il nostro contributo al disegno di legge delega per la riforma del settore. Questo è il contenuto dell’intervento con cui abbiamo ribadito la posizione coerente con quanto elaborato a fine 2020 con il Forum Arte e Spettacolo.
Per quanto troviamo lodevole il tentativo difficile di trovare una sintesi, anche tra posizioni profondamente differenti espresse nei DDL ad oggi depositati, riteniamo che l’elaborazione su cui ci richiedete oggi il parere anche per questo motivo manchi, per ora, di una visione precisa.
Prima di affrontare i singoli punti mi preme però riportare che, a distanza di più di un anno dall’inizio di questa crisi pandemica, consideriamo mortificante, come lavoratori dello spettacolo, ritrovare ancora l’originario fraintendimento della natura del nostro lavoro. Non basta scrivere “natura discontinua”, se poi le soluzioni proposte continuano a regolare il nostro lavoro come se tra uno spettacolo e un altro fossimo inoccupati in cerca di lavoro.
Chiediamo dunque coerenza e coraggio alla proposta per vedere finalmente riconosciuti quei diritti che richiediamo in quanto cittadini e lavoratori, non in quanto categoria privilegiata.
Siamo convinti che debba guidare la vostra attività legiferante sul nostro settore il principio, che purtroppo non emerge nella vostra proposta, che discontinuità non è inoccupazione. Non legate la misura alla verifica di una diminuzione di reddito né condizionatela a una formazione obbligatoria. Noi lavoriamo, ci prepariamo, ci alleniamo e ci formiamo di continuo, anche quando non si vede. Questa riforma dovrebbe puntare proprio a rendere visibile l’invisibile.
- La misura, se chiamata Sostegno Temporaneo è impropria sia per quello che riguarda il sostantivo (non si tratta di un sostegno legato alla diminuzione del reddito, ma di un’integrazione), sia per quello che riguarda l’attributo: perché dovrebbe essere temporanea, visto che la discontinuità è elemento fondante e permanente della natura del lavoro artistico? Vi invitiamo dunque a una migliore definizione della misura.
- Manca una definizione precisa di artista, di professione artistica, di spettacolo dal vivo e di settore creativo.
- Va scritto chiaramente che serve un’unica posizione previdenziale, a prescindere dal rapporto di lavoro o dalla natura del committente, con identica contribuzione e diritti, senza diversificazione in base ai contratti di lavoro applicati.
- I contributi derivanti dalle giornate di integrazione del reddito devono produrre contributi effettivi, non figurativi. Solo così, e non abbassando la soglia delle giornate contributive, sarà possibile riconoscere, stante il calcolo previdenziale di tipo contributivo, pensioni dignitose, senza discriminazioni rispetto ad altri lavoratori.
- Per la disciplina delle prestazioni occasionali si rimanda al disegno di legge 2039 (art. 11) che introduce il contratto di prestazione occasionale di lavoro nel settore creativo, dello spettacolo e delle arti performative, inteso come il contratto mediante il quale un utilizzatore NON DEL SETTORE SPETTACOLO acquisisce prestazioni di lavoro solo se sono di carattere davvero occasionale: Se , per ora, blindato correttamente, nell’ambito di applicazione, per evitare abusi o diminuzione di tutele laddove già esistenti, può essere uno strumento dirimente per l’emersione e regolarizzazione di un’importante altra fetta di contribuzione.
- Lo sportello, così come descritto, senza limiti per l’utilizzo, sembra istituire un LAVORO A SPORTELLO, lesivo dei diritti, della storia, della professionalità, delle capacità, della carriera, in quanto per ora carente di elementi che ne impediscano l’abuso. Non è contingentato, definisce le imprese solo in relazione all’attività principale, non semplifica la burocrazia perché mantiene ancora un certificato di agibilità anche per privati, non specifica che i contributi devono andare tutti al FPLS. Sarebbe necessaria una scelta più coraggiosa verso una piattaforma informatica che, in linea con le raccomandazioni europee, sia in grado di gestire tutte le pratiche per organizzazione di eventi, producendo di contempo una mappatura reale e dinamica dei luoghi, dei lavoratori e degli eventi, sia di quelli di sistema che di quelli temporanei o estemporanei.
- In questo solco il registro, di cui si parla nella vostra proposta, verrebbe superato dalla piattaforma stessa, il cui aggiornamento sarebbe davvero costante e progressivo.
Chiediamo infine di prevedere un sistema di incentivi per le imprese del settore, che vada oltre il dispositivo del FUS e che sia realmente legato alla partecipazione e al gradimento del pubblico, restituendo “potere attivo” (quel che si chiama empowerment) al pubblico, inteso come le persone. Questo effetto, potrebbe essere raggiunto introducendo una sorta di live credit che le imprese possano reinvestire nello spettacolo dal vivo.
Tutti questi punti sono ben espressi nei due disegni di legge (il 2039 Orfini e Verducci e il 2127 Nencini, Cangini, De Lucia, Laniece, Rampi, Saponara e Sbrollini). Vi invitiamo di tutto cuore ad accogliere e a realizzare la visione coraggiosa di questi due disegni, che già accolgono le indicazioni che il settore ha elaborato in questo anno difficile che è già costato troppo sia economicamente che in termini di dispersione delle competenze.
Grazie